mercoledì 23 novembre 2011

La nascita che continua.

Erich Fromm

“ … la nascita che continua …
Il bambino dopo il parto non differisce dal bambino prima del parto;
egli non è capace di conoscere gli oggetti appartenenti al mondo esterno,
non è capace di nutrirsi da solo,
è completamente dipendente dalla madre e morrebbe senza il suo aiuto.
Lentamente la persona che cresce impara ad amare,
a sviluppare le sue capacità, ad acquistare il senso della sua individualità,
a dominare la seduzione dei sensi per il raggiungimento di una vita integrata.
Il parto è dunque soltanto l’inizio di una nascita in senso più lato.
Tutta la vita di un individuo non è altro che il processo di far nascere se stesso;
in realtà noi dovremmo essere completamente nati quando moriremo,
benché sia tragico destino della maggior parte degli uomini morire prima di essere nati ”.

venerdì 11 novembre 2011

Riflessione sui tic nervosi.

In molte persone portatrici di tic comportamentali, talvolta anche molto vistosi, ho notato un elevato autocontrollo emotivo da parte degli stessi, che si traduce in irrigidimento espressivo. Ad esempio nei bambini che ho conosciuto con tale fastidioso problema, ho rilevato spessissimo un'eccessiva concentrazione e impegno nella performance scolastica, rispetto alla normale attenzione che un bambino, insieme alla sua famiglia, debba mostrare in tale ambito espressivo. Tale dinamica si rileva spesso nel contesto scolastico anche in molti bambini balbuzienti. Credo al riguardo che molti insegnante necessitino di interrogarsi sulla qualità del loro approccio ai bambini, in quanto ciò, può produrre nei più deboli reazioni di timore e di irrigidimento comportamentale...
Sembra quasi che la ripetizione stereotipata di comportamenti e parole, sia inevitabile per la persona, specialmente in risposta a particolari situazioni di stress o pressione contestuale nei suoi riguardi. Ma più che in risposta ad una pressione altrui, più o meno evidente, si nota nella persona una particolare tendenza a fare proprio un autocontrollo sui propri comportamenti, ciò finalizzato a concentrare ogni energia per la riuscita nelle performance scolastiche, solitamente già molto buone. In altre parole, il ragazzo, "crede" all'equivalenza che autocontrollarsi molto siglifichi fare il meglio possibile per acchiappare, come anche spesso accade, buoni voti, ma così facendo la persona richia di irrididirsi sempre più, limitanto in sempre più contesti la propria naturale spontaneità comportamentale. Di fronte a tale crescente autocontrollo/autocompressione, la risposta più "naturale" sembra essere, di conseguenza, quella involontaria dei tic, che in certi momenti rappresenta comunque l'ultima espressione di vitalità conservata.
Credo sia importante accorgersi di tali dinamiche personali, famigliari, ma indubbiamente anche scolastiche, allo scopo di approntare un intervento terapeutico, che a mio parere intravedo più tipicamente orientato a modificarne e fludificarne i comportamenti.
Buona giornata
Giulio Grecchi